Amenorrea e bodybuilding: perché il ciclo si ferma, cosa comporta e come recuperarlo in modo sicuro
Nel mondo del bodybuilding femminile esiste una verità che spesso resta sommersa, nascosta dietro il sacrificio, la disciplina e il desiderio di ottenere un fisico estremamente definito: quando il corpo non ha abbastanza energia, smette di considerare la riproduzione una priorità.
E il primo segnale che qualcosa non va è quasi sempre lo stesso: il ciclo scompare.
L’amenorrea nelle atlete non è un effetto collaterale “normale”, né un passaggio inevitabile della preparazione. È un campanello d’allarme. Ed è uno dei più chiari indicatori di bassa disponibilità energetica (Low Energy Availability, LEA), la condizione che rappresenta il cuore del quadro clinico noto come RED-S (Relative Energy Deficiency in Sport) [1].
Prima di capire come intervenire, è fondamentale comprendere perché questo accade e quali sono le conseguenze reali — non solo sul presente, ma sul futuro della salute e della performance.
1. Quando l’energia non basta: cos’è davvero la LEA
Ogni atleta ha un certo quantitativo di energia che serve per vivere, allenarsi, recuperare e mantenere attivi tutti i processi fisiologici.
La disponibilità energetica è proprio questo: l’energia che resta all’organismo dopo aver sottratto ciò che viene speso nell’allenamento, in rapporto alla massa magra.
Quando questo valore scende sotto una certa soglia (in particolare sotto 30 kcal/kg FFM al giorno), il corpo entra in una modalità di risparmio energetico che inverte completamente le priorità biologiche [1].
Le funzioni considerate “non essenziali per la sopravvivenza immediata”, riproduzione, crescita, adattamenti dell’allenamento, vengono ridotte drasticamente.
Nel bodybuilding, questa condizione non è un’eccezione: è estremamente comune.
Uno studio su atlete bodybuilder mostra che il 57% va incontro ad amenorrea durante la preparazione [2], un dato impressionante, ma perfettamente coerente con l’estrema combinazione di deficit calorico, volumi di allenamento elevati e percentuali di grasso corporeo molto basse.
2. Perché il ciclo si interrompe: la risposta dell’asse ormonale
L’amenorrea correlata all’allenamento è definita amenorrea ipotalamica funzionale (FHA).
È funzionale perché nasce da un adattamento del corpo a uno stress percepito come eccessivo, non da un problema strutturale degli organi riproduttivi [3].
Ma cos’è che porta l’organismo a “spegnere” l’ovulazione?
La leptina scende e il cervello interpreta scarsità
La leptina è un ormone prodotto dal tessuto adiposo.
Quando l’energia introdotta è bassa, o il grasso corporeo cala troppo, la leptina diminuisce.
Il cervello interpreta questo segnale come una situazione di sopravvivenza e riduce la pulsazione di GnRH, il centro di controllo del ciclo [4].
Lo stress amplifica la soppressione
Allenamento intenso, deficit, pressione psicologica: tutto ciò attiva l’asse dello stress (HPA).
L’aumento di CRH e cortisolo interferisce ulteriormente sulla secrezione di GnRH e in particolare sul ruolo della kisspeptina, regolatore chiave della funzione riproduttiva [3].
La combinazione è ciò che spegne il ciclo
Non è solo “mangiare poco”, né solo “allenarsi tanto”.
È il mix di:
deficit prolungato
stress fisico e mentale
percentuale di grasso molto bassa
carichi di allenamento elevati
a portare l’organismo verso l’amenorrea.
Ed è esattamente il mix che caratterizza la preparazione agonistica nel bodybuilding.
3. Le conseguenze: cosa succede davvero quando il ciclo si ferma
L’amenorrea non è un semplice sintomo estetico o un piccolo fastidio. È il segno visibile di un cambiamento profondo, che interessa praticamente ogni sistema del corpo.
Salute riproduttiva e ormonale
L’amenorrea non è solo un problema del presente: lascia tracce anche nel futuro.
La ricerca mostra che la FHA può ridurre temporaneamente la riserva ovarica, compromettere la qualità dell’ovulazione e alterare la fase luteale, rendendo più difficile ottenere e mantenere una gravidanza.
Nella maggior parte dei casi, quando l’equilibrio energetico viene ripristinato in modo efficace e tempestivo, la fertilità può tornare normale. Ma quando la LEA dura mesi o anni, l’asse riproduttivo può impiegare molto più tempo a ristabilirsi, e alcune disfunzioni — come la scarsa qualità ovulatoria — possono persistere per diversi cicli anche dopo il ritorno delle mestruazioni.
Per questo è fondamentale intervenire presto: non solo per recuperare il ciclo, ma per preservare la salute riproduttiva a lungo termine.
Ossa più fragili
La salute ossea è uno dei sistemi più silenziosi ma più fragili quando si entra in bassa disponibilità energetica.
Gli estrogeni hanno un ruolo cruciale nel proteggere il tessuto osseo, limitando il riassorbimento e favorendo la deposizione minerale. Quando il ciclo scompare e gli estrogeni si abbassano, l’osso rimane improvvisamente senza difese.
Questo non è un effetto immediato: è un processo lento e progressivo, spesso invisibile finché non emergono sintomi più gravi come fratture da stress, dolore persistente o una diagnosi di osteopenia. Le atlete che vivono periodi prolungati di LEA o FHA possono sviluppare una riduzione significativa della densità minerale ossea, una condizione che non riguarda solo la performance ma la salute futura.
E il punto più delicato è un altro: l’osso recupera molto più lentamente del ciclo. Anche dopo il ritorno delle mestruazioni, servono mesi o anni per ricostruire una densità adeguata, e in alcuni casi la microstruttura può non tornare mai completamente allo stato precedente se il periodo di deficit è stato molto lungo.
Per un’atleta giovane, che sta ancora costruendo il proprio picco di massa ossea, questo rende la situazione ancora più critica. Raggiungere definizioni estreme può avere un costo non immediato ma destinato a emergere negli anni: un rischio di fragilità scheletrica che potrebbe accompagnare tutta la vita adulta.
Proteggere il ciclo significa proteggere le ossa, e proteggere le ossa significa proteggere il futuro [1].
Metabolismo rallentato
Il rallentamento del metabolismo è uno degli adattamenti più potenti e più sottovalutati del RED-S [1].
Non significa semplicemente “bruciare meno calorie”: significa che l’organismo modifica il proprio funzionamento a livello profondo per proteggersi da quella che interpreta come una minaccia energetica.
La bassa disponibilità energetica riduce la produzione di T3, l’ormone tiroideo metabolicamente attivo, e aumenta il cortisolo, spingendo il corpo verso una modalità di risparmio [3].
La sintesi proteica rallenta, la termogenesi si abbassa, il turnover cellulare si riduce e il metabolismo basale scende ben oltre quanto ci si aspetterebbe da un semplice deficit calorico [1].
È un adattamento evolutivo: quando l’energia scarseggia, l’organismo spegne tutto ciò che non è essenziale alla sopravvivenza immediata [4].
Il risultato è un metabolismo che diventa sempre più efficiente nel risparmiare, non nel bruciare. Ed è per questo che, anche aumentando le calorie, non sempre il metabolismo torna subito al livello precedente: il corpo deve prima sentirsi al sicuro, ripristinare un adeguato livello di leptina e normalizzare gli ormoni tiroidei [3].
Questo è uno dei motivi per cui molte atlete raccontano di sentirsi “fiacche”, di recuperare più lentamente e di non reagire più agli allenamenti: un metabolismo rallentato non può supportare un ritmo da atleta. E finché la disponibilità energetica non torna adeguata, l’organismo continuerà a proteggersi abbassando ogni processo che consuma energia [1].
Peggioramento della performance e del recupero
La letteratura su RED-S mostra effetti negativi su:
sintesi proteica
adattamenti muscolari
potenza e forza
capacità di recupero
risposta immunitaria [5].
È un paradosso doloroso: si sacrifica la salute per migliorare la performance ma la performance peggiora.
Impatto psicologico
L’umore diventa più fragile, aumenta la rigidità cognitiva, il sonno peggiora: sono effetti documentati quando l’energia non basta a sostenere il sistema nervoso centrale [3].
4. Come ripristinare il ciclo: ciò che davvero funziona
Il ritorno del ciclo mestruale non è casuale né improvviso.
È la conseguenza di una ricostruzione graduale dell’equilibrio energetico e ormonale. E tutti i paper convergono su due verità fondamentali:
1) la soluzione primaria è aumentare l’energia disponibile,
2) serve un intervento guidato e personalizzato.
Vediamo cosa indicano le evidenze.
Ripristinare la disponibilità energetica
Tornare progressivamente verso livelli di energia ≥40–45 kcal/kg FFM/d è l’obiettivo che permette al cervello di riconoscere un ambiente favorevole e riattivare la pulsazione di GnRH [1].
Non sempre serve un surplus importante: spesso è sufficiente un aumento graduale dell’introito e una riduzione del dispendio.
Ridurre la fatica generata dall’allenamento
Nel percorso di recupero del ciclo, l’allenamento non deve essere eliminato: deve essere gestito in modo intelligente.
Qui entra in gioco un concetto che personalmente considero centrale: lo stimolo allenante deve creare adattamento, non accumulare fatica inutile.
Nel bodybuilding femminile, il problema non è l’allenamento “duro”, ma il carico globale — pesi, cardio, stress, deficit — che spesso supera la capacità reale di recupero.
Il mio approccio prevede sempre una valutazione del rapporto stimolo/fatica, dell’ordine degli esercizi, dei profili di resistenza, e un uso strategico dell’effort per massimizzare il risultato con il minimo costo sistemico.
Nel contesto dell’amenorrea, questo significa ridurre il volume superfluo, limitare il cardio prolungato e modulare l’intensità in base allo stato reale dell’atleta. Non è “allenarsi meno”: è allenarsi meglio, con un focus sul recupero, sulla qualità delle serie, e sulla sostenibilità del percorso.
Un programma ben strutturato non solo aiuta il ritorno del ciclo, ma permette anche di tornare a crescere davvero, perché un corpo che si sente al sicuro risponde meglio allo stimolo dell’allenamento.
Ripristinare una percentuale di grasso adeguata
Il ruolo della massa grassa è molto più importante di quanto si creda.
Non si tratta di estetica né di “avere abbastanza riserve”, ma di fornire al cervello un segnale biochimico preciso.
La leptina, prodotta principalmente dal tessuto adiposo, è il messaggero che comunica all’ipotalamo se l’organismo ha sufficiente energia per permettersi il lusso della riproduzione. Quando la massa grassa scende troppo, anche la leptina si abbassa, e il cervello interpreta la situazione come una minaccia alla sopravvivenza.
In questa condizione, la pulsazione di GnRH rallenta, l’ovulazione si blocca e il ciclo scompare. Molte atlete recuperano il ciclo solo quando raggiungono quella quota minima di grasso corporeo necessaria a ristabilire segnali endocrini coerenti con uno stato di sicurezza energetica.
Il corpo protegge se stesso, e ricostruire un livello adeguato di massa grassa è spesso uno dei passaggi chiave per tornare alla normalità ormonale.
Gestire lo stress
Sonno, recupero, flessibilità alimentare e gestione mentale sono parte integrante del ripristino: l’asse dello stress è direttamente collegato alla funzione riproduttiva [3].
Quando serve la terapia ormonale?
Le linee guida sulla FHA sono chiare: la terapia ormonale non è il primo intervento e non sostituisce il riequilibrio energetico. Può essere considerata solo in casi selezionati, sotto supervisione medica, e quando gli interventi nutrizionali e di riduzione del carico non sono stati sufficienti [3].
5. Perché è fondamentale farsi seguire da un professionista
La LEA e il RED-S non sono condizioni da affrontare da sole. Richiedono una strategia costruita su misura, che consideri:
storia allenante
stato nutrizionale
livelli di stress
obiettivi estetici e sportivi
salute ormonale
tempi di recupero realistici
I paper sono unanimi nel sottolineare l’importanza di un supporto multidisciplinare: nutrizionista sportivo, preparatore, medico, endocrinologo.
Il ripristino del ciclo non è solo un gesto di cura verso la propria salute: è un investimento sulla performance, sul benessere mentale, sulla longevità sportiva e sulla qualità della vita.
Nessuna trasformazione fisica vale quanto una salute compromessa.
Riferimenti bibliografici
Mountjoy M. et al. IOC Consensus Statement on Relative Energy Deficiency in Sport (RED-S). 2018.
Lapp M. et al. Menstrual Health in Female Bodybuilders During Competition Preparation. Cureus, 2025.
Saadedine M. et al. Functional Hypothalamic Amenorrhea: Recognition and Management. Mayo Clinic Proceedings, 2023.
Coelho A.R. et al. Female Athlete Triad / RED-S. Rev Bras Ginecol Obstet, 2021.
Cabre H.E. et al. Relative Energy Deficiency in Sport (RED-S): Scientific, Clinical, and Practical Implications for the Female Athlete. 2022.